SCOLLINANDO 2008

 Montecchio Precalcino 28.9.2008 

Contrà Giudea

Intorno al IV-V secolo, abbiamo i primi insediamenti ebraici nel Veneto e nel Vicentino ed anche a Montecchio Precalcino vi si insedia una piccola comunità: conferma la troviamo nell’antico toponimo di “Contrà Giudea” – quel piccolo agglomerato di case a sud del capoluogo, a confine con il “brolo” di Villa Forni-Cerato, dove un tempo c’era anche la Trattoria “Al Peocio”, oggi Via Marconi – e nell’esame stilistico del suo fabbricato principale – già Zanfardin, ora De Vicari -  che ne suggerisce una datazione quattrocentesca.

Nel 1516, la Repubblica di Venezia dispone che tutti gli ebrei vengano ad abitare in città, e all’interno di essa in una sola zona, il “ghetto”; risale probabilmente a quel periodo l’espulsione degli ebrei da Montecchio Precalcino.

Il 15 dicembre 1938, il regime fascista promulga le tristemente famose “Leggi sulla razza” e a Montecchio Precalcino gli zelanti amministratori comunali non trovano di meglio, in mancanza di ebrei, di prendersela con l’antico toponimo di “Contrà Giudea”, sperando di cancellarlo definitivamente dalla storia locale:  il “14 Febbraio 1939. Il Commissario Prefettizio Boschetti Mario …” scusandosi del ritardo (Sic!), firma una Delibera dal titolo:  “Intitolazione di una via al nome di Giuseppe Marconi”. Nel deliberato si legge “…si rende maggiormente necessario in questo Comune, in quanto esiste la via intitolata GIUDEA per la quale questa Amministrazione già era intenzionata di sostituirla con altra denominazione…”

Da anni come Associazione e come Centro Studi chiediamo di recuperare quest’antico toponimo e di ricordare quella vergognosa censura storica. Oggi “Scollinando” ci da una mano, auguriamoci che l’Amministrazione Comunale, magari in occasione del 70° dalla promulgazione di quelle aberranti “Leggi sulla razza”, ne approfitti per una iniziativa ufficiale, che sia segno tangibile di salvaguardia della Memoria e di doveroso, anche se tardivo, atto di riparazione.

 

La campagna per la “difesa della razza” a Vicenza

ingrandimentoQuanto fosse martellante la propaganda antiebraica appare bene anche dai quotidiani locali vicentini. La "Vedetta fascista" di Vicenza avverte in prima pagina che il numero degli ebrei in Europa è esagerato (9-07-1938); questo tema verrà ripreso più volte (4-08-1938) anche per denunciare che a Milano giungono migliaia di ebrei dalla Germania e da tutta l’Europa provocando seri problemi (12-08-1938): non vengono certo per lavorare... sono pericolosi...elementi deleteri, insoddisfatti...in genere portatori di bacilli il cui scopo reale è il disgregamento delle nazioni (18-08-1938). Nel frattempo si esalta l’antica purezza di sangue che è titolo di nobiltà della nazione italiana (15-07-38). Si giunge al 31 luglio quando a tutto pagina il giornale vicentino riporta l’ammonimento del duce: "Anche sulla questione della razza noi tireremo dritto"; "Dire che il fascismo ha imitato qualcuno o qualcosa è semplicemente assurdo".

Non si nascose affatto l’origine degli intenti quando il 31 agosto del 1938 si dichiarò a tutta pagina: "Il Duce impostò nel 1921 il problema della razza"; l’articolo rammentava ancora una volta che in Italia gli ebrei erano troppi e che già nel 1921 Mussolini dichiarò intollerabile il gran numero di ebrei presenti nell’amministrazione. Questa idea delle origini del razzismo mussoliniano fu proposta lungo tutto l’agosto del 1938. I concetti espressi sono rafforzati dalla tesi che a Tel Aviv si organizzino persecuzioni contro i non ebrei (12-08-1938). Poi il 25 agosto si annunciò nella prima pagina del giornale vicentino che gli ebrei in Polonia venivano portati in campi di isolamento. Dunque si sapeva! Si giunge così al 2 settembre quando si varò il provvedimento di espulsione degli ebrei stranieri. Il giornale rivela un altro indirizzo: i provvedimenti “per la difesa della razza” secondo la "Vedetta fascista" investivano anche tutti i cittadini italiani; in particolare gli uomini non coniugati avrebbero perso il diritto alla carriera negli impieghi e le donne che lavorano sarebbero state penalizzate in quanto esprimevano odio per la famiglia con il loro desiderio di far carriera.

Il 3 settembre (due giorni prima del decreto legge!) il giornale annuncerà il divieto di insegnare ai docenti ebrei e l’esclusione dalle scuole di tutti gli studenti giudei; ancora una volta l’enfasi sarà sulla profonda infiltrazione giudaica nel mondo accademico (4-09-1938). Pertanto si darà vita a una capillare azione di ‘”istruzione” dei vicentini sul problema razziale; così il 27 novembre 1938 la cronaca di Vicenza riporta l’attività del locale Istituto di cultura fascista che è tutta orientata a istruire sulla “specificità del problema ebraico in Italia”. La stampa intanto faceva la sua parte in quest’opera di educazione nazionale e - il 23 novembre 1938 - la Vedetta aveva già annunciato: "Le grandi democrazie hanno avvertito i pericoli dell’infiltrazione ebraica" .

In realtà il legame tra persecuzione degli ebrei e distruzione delle norme più elementari della democrazia trasparirà nettamente il 15 dicembre 1938 quando a tutta pagina si titolerà: "Le leggi sulla razza e sull’istituzione della nuova Camera approvate per acclamazione".

Il 17 dicembre del 1938 la Vedetta Fascista dà notizia di un’ulteriore iniziativa del Ministero delle Finanze: i beni immobiliari e non di quanti sono sottoposti alle leggi sulla razza dovranno essere tutti catalogati; inoltre verrà fissata una quota massima di ricchezza per gli ebrei oltre la quale un apposito Ente incamererà tutti i proventi. Non diversa fu l’impostazione del "Giornale di Bassano" che riprendendo lo stile del "Corriere della Sera" prepara la campagna antisemita con una serie di articoli sugli ebrei nel bassanese durante il Medioevo. Il "Giornale di Bassano" introduce la questione il 4 settembre del 1938 con un lungo saggio in cui si constata che gli ebrei nel Veneto si comportavano come tutti gli altri cittadini eccezion fatta per quel loro spirito religioso che li separava dagli altri "come una muraglia, un abisso profondo". Il 16 settembre l’astio è reso esplicito: gli ebrei sono per natura avidi e astuti e tutti intenti ad eludere le leggi. Del resto si afferma che sin dal 1500 il "Consiglio bassanese... non smise mai di promulgare leggi per renderne impossibile il soggiorno e di spedir ambasciate a Venezia perché il Doge ratificasse le sue deliberazioni di espulsione dal territorio". La serie dei servizi giornalistici viene conclusa il 18 dicembre del ‘38 che rammentando il parere della Commissione per la difesa della razza dichiara che "la nostra gente è romana ed ariana... meravigliosa razza di guerrieri e di Santi " che si è unita con la tempra ferrigna dei Germani. Per questo non si possono tollerare contaminazioni: "Ebreo e ariano, ebreo e italiano sono dunque un’antitesi e, dalla loro vita in comune, non potrebbero nascere che disordini".

La campagna antiebraica, come emerge dalle pagine vicentine del 1938, fu davvero martellante giacché tendeva a fornire un quadro internazionale che raffigurava la pericolosità del problema ebraico: a Parigi si diffondono le menzogne giudaiche; in Cecoslovacchia gli ebrei compromettono la nazione; i giudei tunisini aggrediscono gli italiani; a Bucarest gli ebrei mettono in pericolo l’ordine pubblico; la finanza internazionale ebraica cerca di colpire l’Italia; l’Inghilterra manderà i profughi ebrei in Guiana o in Tanganica, ma le colonie britanniche non vogliono un’invasione ebraica; grande manifestazione antisemita a Monaco; severo controllo sull’immigrazione ebraica in Olanda; gli ebrei hanno fondato una lega per combattere fascismo e nazismo; le truppe inglesi assediano Gerusalemme e i rivoltosi ebrei; in Ungheria condannati speculatori ebrei; nobili ebrei si dedicano al contrabbando in Italia; gli Stati Uniti offrono l’Alaska ai profughi ebrei; epurazione razziale in corso a Trieste; la stampa straniera ingigantisce i numeri degli ebrei arrestati in Germania.

ingrandimentoTanta era la preoccupazione della Vedetta fascista di Vicenza anche se (12-09-1938) il giornale calcolava che nel vicentino vi fossero 57 ebrei.

Il “pericolo” dunque era evidentemente ridotto eppure l’accanimento fu terribile. Dai documenti emerge una vera e propria ‘burocrazia dell’orrore’ che arrivò a pubblicare con zelo i sequestri operati nei confronti dei beni ebraici: sulla "Gazzetta Ufficiale" del 5 aprile 1944 si riporta persino che a un ebreo vicentino fu confiscata "una cuffia di gomma per doccia"(in Shalom 4 - 1999). I provvedimenti persecutori investirono ogni settore della vita civile: dal 1938 i cittadini stranieri -per ordine della prefettura di Vicenza- non possono più pubblicare avvisi pubblicitari. Nel frattempo il mondo economico inviò quantità di lettere al Podestà di Bassano del Grappa per informarsi sul come adeguarsi alle disposizioni ed ottenere “certificati di appartenenza alla razza ariana” che potevano però essere rilasciati solamente dalla Prefettura. Questi certificati erano divenuti indispensabili per la vita di tutti i giorni: iscriversi a scuola, esercitare qualsiasi attività commerciale, comprare materie prime, etc. L’organizzazione della “difesa della razza” era estremamente capillare e nel gennaio del 1939 il Podestà di Bassano informò che nel comune non c’erano istituzioni di beneficenza e di assistenza a favore degli israeliti. Nell’agosto del 1940 si garantì che non c’erano ebrei presso istituzioni culturali e scientifiche e tanto meno premi letterari e culturali gestiti da ebrei. La minuziosa politica di “difesa della razza” vide il Podestà svolgere indagini sulla discendenza ebraica di due iscritti alla locale sezione del Club Alpino Italiano. Le condizioni di vita erano così divenute davvero difficili per gli ebrei vicentini tanto che un cittadino d’origine ebraica decise - nel 1939 - di trasferirsi da Bassano a Tivoli nelle vicinanze di Roma seguito in ciò dalla scrupolosa osservazione del Podestà e della Prefettura vicentina. L’eccesso di zelo contagiò tanti provocando dolorose tragedie: esemplare fu il caso di quella ragazza di Este che deportata in un campo di concentramento perché una penna troppo diligente aveva annotato sulle sue schede anagrafiche che era "di razza ebraica" decretandone così la morte.

 

Perché lo studio della storia orienti all’impegno civile

Gli eventi qui presentati non possono essere semplicemente studiati, ma debbono stimolare la determinazione a difendere le libertà di tutti, le nostre e quelle di chi è diverso da noi. Il razzismo è pericoloso soprattutto perché indebolisce la nostra capacità di ragionare e di tollerare gli altri. L’impegno è quello di avviare una riflessione per realizzare una società tollerante. Con questo intento - raccogliendo anche il messaggio di don Lorenzo Milani che invitava i docenti ad aver passione degli autori che presentavano agli studenti - è bene soffermarsi su un appello che - nel 1897 - Emile Zola inviò ai giovani:

Dove andate giovani, dove vi dirigete studenti che correte per le strade manifestando la vostra collera e il vostro entusiasmo.... Ah! quando ero ragazzo ho visto anch’io... il fremito delle fiere passioni della gioventù, l’amore per la libertà, l’odio della forza brutale che schiaccia i cervelli e comprime le anime. ... Oggi... gli uomini politici, guastati da anni di intrighi; i giornalisti sbalestrati da tutti i compromessi del mestiere, possono accettare le menzogne più impudenti...Ma i giovani...? Esistono ancora giovani antisemiti? Esistono ancora cervelli e animi che sono stati devastati da questo veleno imbecille? Che tristezza e che inquietudine per il secolo che si sta schiudendo!... Più di cento anni sono trascorsi dalla Dichiarazione dei Diritti dell’Uomo, dall’atto supremo di tolleranza e di emancipazione e noi stiamo tornando al più odioso e stupido fanatismo! ... Gioventù, gioventù, ricordati delle sofferenze dei padri, delle terribili battaglie per conquistare la libertà... tu ignori la tirannia, tu ignori cosa sia risvegliarsi ogni mattina colpiti dalla frusta... Gioventù, gioventù! Siate ogni giorno dalla parte della giustizia. Se l’idea di giustizia si oscurerà in voi, correrete immensi pericoli.

Dove andate giovani, dove andate studenti che percorrete le vie manifestando e ostentando, dinanzi alle nostre discordie, il coraggio e la speranza dei vostri vent’anni?

“Noi marciamo per l’umanità, per la verità, per la giustizia!”

 

Centro Studi Storici “Giovanni Anapoli”

(www.studistoricianapoli.it)