Agnese, lavandaia della bassa
Emilia, vive silenziosamente accanto a Paolo Palita,
pressoché immobilizzato, ma ancora indomito marxista.
Quando i Tedeschi le portano via il marito, che morirà
sotto un bombardamento nel corso del trasferimento verso
la Germania, Agnese decide di arruolarsi come
partigiana. Dopo aver ucciso un tedesco con il calcio
del fucile, raggiunge un gruppo partigiano e ne diviene
nel contempo la vivandiera e la "mamma". Per quanto
illetterata, Mamma Agnese dimostra equilibrio e molto
buon senso. Così, poco alla volta, i campagni le
affidano compiti organizzativi importanti e le danno
donne-staffette: non di rado, inoltre, alcuni casi
vengono risolti in base alle sue timide osservazioni.
Quando, nell'ultimo duro inverno, un gruppo di
partigiani viene tradito e sterminato da Tedeschi
appostati lungo il percorso che dovrebbe portarli oltre
le linee, Agnese disobbedisce al Capo nascondendo in
casa i superstiti; rischia l'espulsione ma viene
reintegrata. Mentre si avvia verso il luogo di una
missione, incappa in un posto di blocco. Un ufficiale,
compagno di quello ucciso dalla partigiana, la riconosce
e la uccide immediatamente sul posto.