Chi siamo

Centro Studi Storici Giovanni Anapoli e Francesco Urbani “Pat”

 

     Il Centro Studi è un centro di ricerca sulla storia contemporanea Vicentina, con particolare riguardo al ‘900, ma al tempo stesso è un importante strumento culturale per la diffusione dei valori resistenziali e costituzionali, oggi peraltro sottoposti a continui e sempre più pericolosi attacchi volti a stravolgerli o negarli.

 

     Trattandosi di un Centro Studi che nasce a Montecchio Precalcino, il nome di Giovanni Anapoli si è imposto come di persona che dopo aver mantenuto vivi nella clandestinità antifascista i valori di Giustizia, Libertà e Democrazia durante tutta la dittatura, ha saputo tradurli nell’impegno quotidiano tanto nella partecipazione alla lotta di resistenza, quanto alla vita politico-amministrativa di Montecchio Precalcino. Amico personale e Compagno di lotta di Sandro Pertini e Pietro Nenni, massimi dirigenti del movimento antifascista e socialista internazionale, dopo aver dato tanto, senza nulla chiedere per se, decise di ritirarsi a vita privata. Per la sua alta statura politica e morale, come già il Circolo Socialista, anche il Centro Studi Storici non poteva che portare il suo nome.

     Giovanni Anapoli di Girolamo e Maria Meneghin, nato a Montecchio Precalcino il 24 ottobre 1907.

In paese frequenta i socialisti di Preara, tra cui Alessandro Tressanti, poi fuoriuscito in Francia nel ’30. Dal febbraio 1926, quando è Allievo Guardia di Finanza a Roma, entra in contatto con militanti del Partito Socialista ormai clandestino. Nell’agosto del ’26 è trasferito alla Legione di Genova – Comando Provinciale di Savona, da dove collabora per l’espatrio clandestino di Filippo Turati in Corsica il 12 dicembre 1926.

Nell’agosto del ’28, Giovanni Anapoli è trasferito da Savona alla Legione di Torino, dove nel 1929 ritrova Sandro Pertini, rientrato clandestinamente dalla Francia allo scopo di ricostruire dei gruppi socialisti clandestini all’interno del territorio italiano.

Pertini il 30 novembre viene arrestato e condannato dal Tribunale speciale a 11 anni di carcere, Giovanni continua invece a mantenere i contatti con la direzione nazionale del Partito a Parigi, tra cui con Pietro Nenni, fornendo informazioni sulla situazione interna e importando materiale clandestino di propaganda. L’11 febbraio 1933 Giovanni è congedato.

Rientrato a Montecchio Precalcino continua la sua attività clandestina, mantenendo i contatti con il PSIUP in esilio e con altri militanti, fornendo informazioni sulla situazione interna e distribuendo materiale di propaganda. Pur con i suoi molti viaggi a Verona, Milano, Torino e Genova, riesce a non farsi individuare dall’OVRA, e probabilmente è anche per questa ragione che trasferisce la residenza a Bolzano Vicentino.

Con l’entrata in guerra dell’Italia, Giovanni è richiamato alle armi presso la Legione “Due Piavi” di Venezia e assegnato ai reparti della Guardia di Finanza addetti alla difesa costiera: Brigata “Sottomarina”, “S. Croce” e “Giudecca”. Il 5 maggio 1943 viene congedato.

Dopo la caduta del fascismo, il 25 Luglio ‘43, tutto subisce un’accelerazione e dopo l’8 settembre Giovanni è uno degli uomini più fidati di cui il Partito Socialista dispone per mantenere i contatti con il CLN vicentino.

Nel 1945, dopo la Liberazione, è nominato dal CLN Provinciale di Vicenza, rappresentante del Partito Socialista nel CLN di Montecchio Precalcino.

Nelle elezioni amministrative del 1946 è eletto in Consiglio Comunale, dove è nominato vice sindaco.

Nel 1947, la rottura dell’unità antifascista in Italia, provoca ripercussioni anche sull’amministrazione unitaria che sino a quel momento ha governato il Comune di Montecchio Precalcino: Giovanni lascia il suo incarico di vice sindaco e i consiglieri della “Sinistra Unita – Sole Levante” vanno all’opposizione.

Amareggiato, Giovanni si ritira dalla vita politica attiva, e dal 1.1.48 rientra in servizio nella Guardia di Finanza, presso la Legione Territoriale di Trento.

Rientrato a Montecchio Precalcino nel 1953, dopo aver dato tanto, senza nulla chiedere per sé, pur continuando a iscriversi al PSI, si ritira a vita privata sino alla sua morte, avvenuta il 7 Dicembre 1981.

Per la sua alta statura politica e morale, dal 1982 la Sezione Socialista è intitolata oltre che a Filippo Turati anche a suo nome, e sempre a suo nome è intitolato il nostro Centro Studi Storici.

Nota dell’autore: Pur avendo conosciuto personalmente Giovanni Anapoli, nulla ho saputo da lui della sua storia personale, nemmeno quando nel 1978 gli portai dal Pasubio i “fraterni e affettuosi” saluti di Sandro Pertini, allora Presidente della Camera. Ha solo accennato a un sorriso, nulla di più.

Probabilmente la sua lunga abitudine alla militanza clandestina, la sua modestia, il suo carattere introverso e duro, avrebbero conservato il segreto sulla sua eccezionale vita, fortunatamente per noi così non è stato.

Ė stato invece il Presidente Sandro Pertini che mi ha accennato, al nostro rientro al rifugio Papa dal “nido d’aquila”, della loro amicizia nata nel 1926, nel Partito Socialista ormai clandestino, dei loro incontri per organizzare la fuga via mare di Turati da Roma alla Francia, e prima dello scoppio della guerra, a Verona, Milano, Torino, Marsiglia e persino un paio di volte a Parigi …; ma anche della visita che gli fecero dopo la guerra, a Montecchio Precalcino nell’ aprile 1947, assieme all’allora Ministro degli Esteri Pietro Nenni, anche lui amico e compagno di lotta di Giovanni nella clandestinità.

Ed è sempre stato Pertini che mi ha consigliato, e autorizzato, di visionare presso l’Archivio Storico del PSI di Roma, i documenti contenuti nel fascicolo dell’“Ufficio D”, cioè “Difesa”, l’ex struttura organizzata a protezione dei dirigenti socialisti, e rimasta operativa fino al 1975.

In quel grosso faldone ho trovato la conferma del ruolo svolto da Giovanni, non grandi cose, ma nella sua breve scheda personale una vistosa sottolineatura in rosso: “… riferimento sicuro!”

Interessante e ricco di informazioni si è dimostrato invece uno scritto del dopoguerra del vicentino Giuseppe Andrich, dirigente e animatore in Veneto del Partito Socialista clandestino.

Scarsissime, se non nulle, le notizie ottenute dalla famiglia: dalla moglie che ricordava solo ripetuti viaggi “per lavoro” che lo tenevano lontano più giorni; dai figli, niente!

Gli stessi socialisti di Montecchio con cui ha militato nel dopoguerra, poco sapevano della sua vita durante il ventennio fascista: si sapeva che è sempre stato socialista; che ogni 1° Maggio si metteva la giacca buona e un garofano rosso all’occhiello; che malgrado avesse conseguito solo la terza elementare, aveva una buona cultura e in casa una ricca biblioteca; che si sapeva avesse amicizie tra i capi del PSI nazionale, ma nulla di più.

Sta di fatto che quando l’11 Settembre 1982, in occasione dell’inaugurazione della sede socialista a Preara di Montecchio Precalcino, è arrivato il telegramma di Sandro Pertini, allora Presidente della Repubblica, che definiva Giovanni Anapoli “… compagno e amico fraterno …” e “… alto esempio di militante socialista…”, tra i più anziani non vidi eccessivo stupore.

     Francesco Urbani “Pat”, cl.23 nasce a Villaga da Alessandro e Maria Luisa Vignato. Allievo del prof. Mario Dal Prà al Liceo classico Pigafetta di Vicenza, è cresciuto negli ideali di libertà e giustizia pur negli anni difficili del fascismo. Iscritto al primo anno di medicina, dopo l’armistizio dell’8 settembre ’43, si rifiuta di indossare la divisa della RSI. Prima “renitente” e poi “ribelle”, sceglie la via della montagna, seguito dal fratello Antonio “Gatto”, cl.25, assieme al quale e ad alcuni giovani amici di Canove e dell’Altopiano, forma un gruppo partigiano in collegamento con l’Ing. Giovanni Carli “Ottaviano”. Numerose le azioni militari compiute, grazie anche al sostegno della popolazione e della sua famiglia, il papà Alessandro, medico condotto di Canove, Cesuna e Treschè Conca, l’altro fratello Pierluigi “Pipi”, le sorelle Luisa “Juna” e Flavia Domitilla “Doremi”, alla mamma Maria Luisa e alla “mamma B” Amelia Masorgo “Milia”, nominata per meriti resistenziali e del lavoro Cavaliere della Repubblica dal Presidente Sandro Pertini. Sfuggito al rastrellamento e alla battaglia di Granezza, è diventato uno dei capi più prestigiosi della Resistenza sull’Altopiano, al pari di “Giulio”, “Leo”, Ivan”, “Broca”, “Attila”, Bill.

Laureato in medicina dopo la Liberazione, si è specializzato in odontoiatria e ha esercitato la professione per molti anni a Venezia. Tornato a Vicenza e a Dueville, ha sviluppato un’intensa attività culturale per promuovere gli ideali della giovinezza. Membro dell’Istituto Storico della Resistenza, componente della segreteria e del comitato provinciale dell’ANPI, con il suo comandante Giulio Vescovi “Leo”, ha patrocinato e tenuto a battesimo l’Associazione Unitaria Partigiani & Volontari della Libertà “Livio Campagnolo” di Montecchio Precalcino, da cui è scaturito il Centro Studi Storici che porta anche il suo nome. 

PAT” il gigante

     Il Pat si piazzava lì dove sale la strada, in modo da essere visto, armato sino ai denti, con il cappellaccio in testa. Essendo molto alto, bastò che sante l’avesse descritto come enorme e terribile, che ammazzava i prigionieri bloccando con una mano le loro gambe e roteando nel senso inverso la loro testa con l’altra. Glielo fece vedere anche con il cannocchiale. Incredibile, quelle belve che ammazzavano con la facilità con cui giocavano, furono terrorizzate al punto di arrendersi pur di non cadere nelle mani del «Gigante»”.

(da Anni ribelli. Ricordi di vita e lotta partigiana sull’Altopiano, di Antonio Urbani, 2004.)

     Il Centro Studi Storici “Giovanni Anapoli e Francesco Urbani Pat” è associato all’Istituto Storico della Resistenza e dell’Età contemporanea della Provincia di Vicenza “Ettore Gallo”.